San Giovanni della Croce
Para venir a lo que no gustas
has de ir por donde no gustas.
Para venir a lo que no sabes
has de ir por donde no sabes.
Para venir a lo que no posees
has de ir por donde no posees.
Para venir a lo que no eres
has de ir por donde no eres.
personalità
San Giovanni della Croce è, accanto a Santa Teresa d'Avila e Santa Teresina di Lisieux, uno dei più grandi santi carmelitani, mistico e dottore della Chiesa.
Nato a Fontiveros nel 1542, frate carmelitano nel '63, rifondò l'Ordine dandogli la nuova forma di Ordine dei Carmelitani Scalzi (1568). Morì il 14 dicembre 1591. Venne canonizzato nel 1726, e dichiarato Dottore della Chiesa nel 1926.
Qualche tratto sulla sua figura, fisica e morale, nella seguente testimonianza:
«In virtù del precetto che mi è stato dato, affermo e dichiaro quanto segue. Conobbi il Padre Giovanni della Croce e trattai e conversai con lui molte volte.
Fu un uomo di media statura, dal volto grave e venerabile, un po' bruno, di bell'aspetto; il suo tratto e la sua conversazione amabili e molto spirituali, tali da edificare chi lo ascoltava o lo avvicinava. E in ciò fu dotato in modo così singolare e straordinario che quanti lo avvicinavano, uomini e donne, ne uscivano spiritualizzati, devoti e affezionati alla virtù.
Conobbe ed ebbe esperienza profondissima dell'orazione e dell'unione con Dio, e a tutti i dubbi che gli venivano proposti su questo argomento rispondeva con grande saggezza, lasciando chi lo consultava molto soddisfatto e migliorato. Gli piacque stare raccolto e parlar poco; rideva poco e dignitosamente. Quando fu superiore, e lo fu spesso, riprendeva con dolce severità, esortando con amore fraterno congiunto a un'amabile serenità e gravità.»
P. Eliseo dei Martiri, discepolo di S. Giovanni della Croce.
in sintesi
Giovanni della Croce non solo fu un mistico, ma anche un maestro di mistica: nel suo insegnamento diretto e nei suoi scritti, cercò di trasmettere un metodo per rendere possibile anche ad altri percorrere la via che l'aveva avvicinato a Dio, fedele in ciò al motto del suo Ordine, cioè consegnare agli altri le cose da contemplare, mentre quello dei domenicani era contemplata aliis tradere: consegnare agli altri le cose contemplatecontemplanda aliis tradere.
La via che conduce alla vetta mistica (rappresentata simbolicamente dal Monte Carmelo) prevede che l'uomo rinunci a tutto, per poi riavere, per grazia, tutto dal Dio Unitrino. Per arrivare a tale supremo stadio l'anima deve affrontare in particolare due "notti", esperienze misteriose di spogliazione interiore: la notte dei sensi, con cui viene liberata dall'attaccamento disordinato alle cose sensibili, e la notte dello spirito, con cui viene liberata dalle false certezze e dai falsi assoluti dell'intelligenza: il Mistero non si può possedere, perciò, per parteciparne, l'uomo vecchio deve morire a sé stesso, e rinascere, in Cristo.
«Per giungere dove non sei
devi passare per dove non sei
Per giungere a possedere tutto
non voler possedere niente
Per giungere ad essere tutto
non voler essere niente.»
Se nel suo pensiero sono state trovate alcune accentuazioni per qualche aspetto criticabili (don Divo Barsotti ad esempio ha dato dei giudizi piuttosto drastici su di lui), la sua è comunque una testimonianza di una esperienza che la Chiesa ha riconosciuto come esperienza di santità. Lo stesso Karol Wojtyla si è formato, dal punto di vista spirituale, anche alla scuola di S.Giovanni della Croce.
interpretazioni falsanti
Una cosa è certa: Giovanni della Croce è stato un sincero credente, cristiano e cattolico. Per questo gli accostamenti che alcuni ne hanno fatto, specie nel XX secolo, a mistici non-cristiani (orientali) vanno ritenuti erronei e inaccettabili.
Inaccettabile è del resto, a monte, la confusione tra mistica cattolica e mistiche naturalistiche. Lo chiariamo nel seguente specchietto:
mistica cattolica | mistiche naturalistiche |
---|---|
per il peccato originale l'uomo non può tendere verso Dio senza la grazia | l'ascesa verso l'assoluto è esclusiva opera delle forze naturali dell'uomo |
Dio è un Tu personale | il divino è un assoluto impersonale senza volto |
è fondamentale pregarLo, mendicarNe la grazia | importa solo la correttezza della tecnica ascetica usata, non ha senso pregare un assoluto che non è un Tu |
la grazia agisce in modo imprevedibile, e chiede all'uomo docilità a tale imprevedibilità che passa attraverso le circostanze carnali della vita | tutto è pienamente prevedibile, e le circostanze devono essere fuggite, non attraversate |
allo spirituale è chiesto di assimilarsi a Cristo, Uomo-Dio, condividendoNe la Croce e la Resurrezione, e i sentimenti di passione per l'umanità concreta | l'asceta giunge all'assoluto azzerando la sua personalità e giungendo a non commuoversi e a non soffrire più per nessuna cosa reale |
Come si vede, non sono differenza di poco conto. Perché allora non se ne tiene conto? A monte di tale (interessata) distrazione sta la più generale confusione tra Cristianesimo e senso religioso, tra fede e credenza, sta cioè la perdita della percezione del Cristianesimo come Avvenimento imprevedibile, che ne specifica l'essenza, differenziandolo marcatamente dalle religioni.
limiti reali
Chiarito dunque che la mistica carmelitana del Santo di Fontiveros non può essere confusa con la mistica buddista o con altre mistiche naturalistiche, resta il fatto che autorevoli studiosi, come il Barsotti, mantengono delle riserve nei suoi confronti. Leggiamo infatti, da una intervista:
La Salita al Monte Carmelo «per me è un libro sbagliato. Tutto quel rigore logico da trattato, scrive come un professore in cattedra, ma la vita non è così.
E poi lì non c'è posto per l'imprevedibile azione della grazia. Il Dio della Salita è il puro Silenzio, l'Uno inaccessibile cui si volge con desiderio la creatura. Ma nel cristianesimo la realtà oggettiva del mistero è Cristo. (...)
Inoltre, nella Salita, Cristo è soprattutto causa esemplare di santità e non causa efficiente. Ma Egli ci salva proprio incorporandoci a se stesso. Non è venuto a sopportare l'ignominia della croce per darci un esempio.»
Ci sembra che le critiche di Don Barsotti siano davvero pesanti. A cominciare dallo stile, troppo sistematico: è vero che è meno caloroso di quello di Teresa d'Avila, di cui fu amico e collaboratore nella riforma del Carmelo, ma non si può definirlo freddamente cattedratico. Basta leggerne poche righe per imbattersi in aggettivi superlativi o comunque dal forte accento esclamativo (sublime, glorioso).
Non è vero che, nelle opere del Santo, Dio sia puro silenzio, anche se nella Salita del Monte Carmelo c'è una accentuazione dello sforzo umano. In questa sottolineatura, come in quella che Barsotti elenca poi, della causalità piuttosto esemplare che efficiente di Cristo, precisato che di sottolineatura e non di esclusione si tratta, si può dire che Giovanni della Croce è trascinato dalla generale temperie del cattolicesimo del suo tempo, che, anche per reazione antiprotestante, accentua il moto di ascesa dell'uomo (e della sua volontà libera) verso Dio.
E' vero in sintesi che il tipo di spiritualità proposto da S.Giovanni della Croce lascia piuttosto in ombra la dimensione del primato della Iniziativa divina sulla risposta umana, come lascia in ombra il fatto che l'Iniziativa divina passa attraverso una realtà umana abitata in modo speciale dalla Presenza di Cristo, cioè la comunità cristiana. Per lui l'altro (l'altro essere umano) può avere una funzione essenzialmente negativa; come lui stesso dice paragonando l'altro a uno scalpello di Dio, che attraverso i suoi difetti, per noi urtanti, ci sbozza per fare di noi una statua bellissima. Ora, non è che una tale valenza non debba essere presente, ma dovrebbe essere l'extrema ratio, dopo aver esaurito le possibilità di instaurare un ... circolo ermeneutico con il soggetto in questione; risulta invece pedagogicamente pericoloso instillare una sorta di rassegnazione verso l'altrui indisponenza, perché così si trascura quella che è la valenza prima e fondamentale della comunione cristiana, che non è di distruggere il male, infastidendo, ma di costruire il bene, edificando.
pregi
Ci sembrano almeno due i fattori positivi da evidenziare: la possibilità di un rapporto diretto con Dio in una totale obbedienza al cattolicesimo, in un'epoca in cui sembrava che solo il protestantesimo si curasse di tale dimensione, e che la Chiesa fosse tutta attenta alla sola esteriorità.
Inoltre tale rapporto ha sì dei tratti di sacrificio e di morte mistica, ma è soprattutto e più ancora esperienza di gioia e di realizzazione.
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