un ritratto della Santa

Faustina Kowalska

la santa della Misericordia

🪪 Cenni sulla vita

Helena Kowalska nacque il 25 agosto 1905 nel villaggio di Głogowiec in Polonia, terza dei dieci figli di una coppia di contadini.

«La famiglia Kowalski viveva di un piccolo podere agricolo e dell’attività di falegname del padre Stanislao, un uomo religioso, molto laborioso ma nello stesso tempo severo, il quale dimostrava un forte senso di responsabilità nell’adempimento dei suoi doveri professionali e familiari ed esigeva lo stesso dai figli, richiamandoli anche nelle loro più piccole trasgressioni.

La madre, Marianna Babel, era invece una persona sensibile, affettuosa, tollerante, laboriosa e tenace; insegnava alla piccola Elena e ai suoi fratelli le verità della fede e gli stessi principi di condotta cristiana professati dal padre. Vivendo in questo ambiente i bambini crescevano con un profondo senso della disciplina e dell’obbedienza maturando una grande stima per le cose sante. Inoltre fin da piccoli essi venivano educati alla laboriosità, al senso di responsabilità ed alla collaborazione familiare.

Nella famiglia Kowalski la fede costituiva l’elemento essenziale della vita: Dio era sempre al primo posto e ogni giorno la preghiera si univa armoniosamente al lavoro. Infatti il padre stesso, fin dal primo mattino, cantava il tradizionale inno dell’alba: Kiedy ranne wstajq zorze e le Piccole Ore della Beata Vergine Maria; mentre durante la Quaresima tutti insieme cantavano Amari Lamenti e osservavano scrupolosamente il digiuno e l’astinenza. Anche se la famiglia viveva poveramente del duro lavoro, tuttavia riusciva a trovare sia il denaro per comprare i libri religiosi sia il tempo per la lettura fatta in comune. Sono state proprio queste letture a far nascere la disposizione alla vita religiosa nell’animo della piccola Elena che fin dall’infanzia voleva vivere per Dio come i protagonisti di questi libri. Ella ne ricordava bene il contenuto e lo raccontava ai suoi coetanei durante il pascolo del bestiame o mentre giocavano insieme.» (da www.divinamisericordia.it )

Lasciò la casa paterna a 16 anni, e lavorò come donna di servizio in alcune famiglie. Nell’agosto 1925 entrò nella Congregazione delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia a Varsavia, prendendo il nome di suor Maria Faustina.

Impegnata nei più umili servizi in varie case della sua Congregazione, non lasciava trasparire nulla delle straordinarie comunicazioni divine di cui però scriveva diligentemente nei suoi diari. Essa cercò invece di vivere strettamente unita alla volontà di Dio e confidando nella sua misericordia.

Malata di tubercolosi, morì il 5 ottobre 1938 nel convento di Cracovia-Łagiewniki, a 33 anni. Il culto alla Divina Misericordia, di cui si è fatta portavoce, si è ben presto diffuso in Polonia e non solo. Beatificata da san Giovanni Paolo II il 18 aprile 1993, è stata da lui canonizzata il 30 aprile 2000. I suoi resti sono venerati nel Santuario della Divina Misericordia a Cracovia-Łagiewniki.

L'annuncio della Misericordia, centro della sua missione

Suor Faustina è stata una mistica, e ciò che il Mistero, in Cristo, le ha affidato come compito, come missione, è stato annunciare all'umanità la Misericordia di Dio, rivelatasi soprattutto nella Passione di Cristo.

È qualcosa che da sempre la Chiesa ha insegnato, ma che, soprattutto nell'epoca tridentina, è stato messo in secondo piano: il fatto che Dio non è un Giudice perennemente adirato che goda a mandare all'inferno chi non rispetta con le sue forze “la legge”, ma è un Padre che si commuove per la sua creatura, che fa di tutto per salvarla, che le chiede solo di accettare il suo aiuto e il suo rigenerante perdono. Senza misurare, senza porre ultimatum: illimitatamente pronto a perdonare qualsiasi colpa e a riplasmarci con la sua Grazia.

L'uomo non si salva con le sue forze, con un suo sforzo di coerenza, ma solo accettando l'aiuto di Dio, la Sua grazia, il Suo perdono continuamente ricreante; e la Passione di Cristo è la più eclatante dimostrazione di quanto Dio non sia un Giudice impassibile, ma si muova incontro a noi, e soffra per noi. A noi è chiesto solo di dirgli di sì. Quale che sia la gravità e il numero dei nostri errori.

consonanze

Questa sottolineatura della Misericordia come più forte di qualsiasi peccato umano è stata propria anche di altre eminenti personalità cristiane:

aspetti della sua personalità

Vediamo qualcosa di quanto della sua personalità è desumibile dal suo Diario.

una mistica non “disincarnata”

Anzitutto va sottolineata la sua grande la sua obbedienza: il rapporto con Cristo, con Quale pure lei asserisce di parlare con grande familiarità, passa attraverso la Chiesa, in particolare attraverso il confessore a cui Cristo stesso le chiede di obbedire in ogni caso.

Poi colpisce la sua grande pietà eucaristica: anche qui, è attraverso il visibile che si comunica l'Invisibile, anche per una grande mistica.

l'amore per il prossimo

Grande poi fu il suo amore gli agonizzanti: si offre spesso di prendere su di sé le loro sofferenze, partecipando così alla Croce con Cristo ha sofferto per noi.

Fu anche di squisita delicatezza: ad esempio il 25/IX/1937, messa in portineria, si pente di aver chiesto a dei bambini poveri se erano veramente poveri e li insegue per dar loro tutto quanto necessitavano

«Oggi ho chiesto imprudentemente a due bambini poveri se era vero che a casa non avevano da mangiare. I bambini non mi hanno risposto e se ne sono andati dalla portineria. Ho capito che era penoso per loro parlare della propria miseria, perciò li ho raggiunti in fretta e li ho fatti tornare indietro ed ho dato loro ciò che ho potuto e per cui avevo il permesso».

Notevole fu anche la sua pazienza: ad esempio una suora continuò a tossire vicino a lei, dandole molto fastidio, ma lei resistette alla tentazione di spostarsi e Gesù Le disse che aveva apprezzato questo:

«Durante la meditazione la suora che ha l'inginocchiatoio accanto a me si schiarisce la gola continuamente e tossicchia, qualche volta senza interruzione. Ad un dato momento m'era venuto il pensiero di cambiare posto durante la meditazione. Siccome però la santa Messa era già finita ho pensato che, se avessi cambiato posto, la suora se ne sarebbe accorta e avrebbe potuto dispiacerle che mi allontanavo da lei. Decisi di continuare a pregare al mio posto, offrendo a Dio quell'atto di pazienza.

Verso la fine della meditazione, la mia anima fu inondata da una consolazione inviatami da Dio nella misura in cui il mio cuore era in grado di sopportare. Il Signore inoltre mi fece conoscere che, se mi fossi allontanata da quella suora, mi sarei allontanata anche da quelle grazie che scesero sulla mia anima.»(dal Diario, 25/IX/1937)

Il fatto di essere una grande mistica non la dispensò dalla fatica, da lei abbracciata, di continuare a lottare:

«il giorno comincia con una lotta e con una lotta finisce» (Diario, 25/IX/1937).

l'umano non “saltato”

Grande poi fu la sua umanità. Faustina accetta di soffrire a causa di altri, ma non ne gioisce. Molto umanamente si rammarica che certe suore la tormentino, con parole di dubbio e di incomprensione, pur perdonandole e pregando per loro. (Lo si può vedere ancora il 25/01/1938 al secondo paragrafo, quando ha qualche parola di amarezza per una suora che la critica in modo malevolo).

Viceversa è molto grata alla sua Superiora, che invece la capisce e la stima, e prega che Dio le renda merito. In ciò si differenzia da certa spiritualità che gioisce della sofferenza (come alla fine del capitolo “la via regia della santa Croce” dell'imitazione di Cristo). Ed è invece vicina a don Giussani.

Altro esempio della sua umanità: una suora (il 25/01/1938) la prega di chiedere una certa grazia, lei gliela ottiene; dopo di che la stessa suora le chiede che tale grazia le sia tolta, e a quel punto suor Faustina le ripete che occorre siamo noi a fare la volontà di Dio, non il contrario.

Sempre sulla dimensione umana: negli ultimi tempi le capita un fenomeno singolare, sente fortemente il puzzo della putrefazione del suo cadavere, come se il suo corpo fosse già in decomposizione. Ma le altre suore non lo sentono, tranne una, che ne è spaventata.

temi ricorrenti nella sua spiritualità

la semplicità, più importante delle mortificazioni

Lei stessa riferisce l'importanza, per Gesù, della semplicità:

«Ad un tratto ho udito una voce: “E poiché sei una bambina, rimarrai accanto al Mio Cuore. Mi è più gradita la tua semplicità che le mortificazioni”».(27.II.'38)

il valore della sofferenza

Oggi ho avuto questa risposta dal Signore: “Ho bisogno delle tue sofferenze per la salvezza delle anime”.

O mio Gesù, fa' di me quello che Ti piace. (20.II.'38)

l'amore per i nemici

«Durante la santa Messa ho visto Gesù disteso in croce che mi ha detto: “Mia discepola, abbi un grande amore per coloro che ti fanno soffrire, fa' del bene a coloro che ti odiano”.

Ho risposto: “O mio Maestro, Tu vedi bene che non ho sentimenti d'amore per loro, e questo mi rattrista”.

Gesù mi ha risposto: “Il sentimento non è sempre in tuo potere. Da questo riconoscerai se hai amore, se dopo aver ricevuto dispiaceri e contrarietà, non perdi la calma, ma preghi per coloro dal quali hai ricevuto le sofferenze e desideri per loro il bene”». (2.III.38)

Dio è con chi è con lui

«Ci sono dei momenti nei quali Gesù mi dà una particolare comprensione interiore ed allora tutto ciò che esiste sulla terra è (sembra san Giovanni della Croce: “Mios son los cielos”)v: gli amici ed i nemici, il successo e le avversità; tutto, sia che voglia sia che non voglia, mi deve servire. Io non penso affatto a questo, procuro di essere fedele a Dio e di amarLo fino a dimenticare completamente me stessa. E Lui stesso si preoccupa di me e combatte contro i miei nemici.» (26/05/1938)

il negativo come richiamo a Cristo

Il negativo non è obiezione, ma occasione, richiamo al Bene, al Positivo:

«Riferisce queste parole di Cristo: “Scrivi che parlo loro con i rimorsi di coscienza, con gli insuccessi e le sofferenze, con le tempeste ed i fulmini; parlo con la voce della Chiesa, e, se rendono vane tutte le Mie grazie, comincio ad adirarMi contro di essi, abbandonandoli a se stessi e dò loro quello che desiderano”» (26/V/1938)

la Polonia, particolarmente amata da Cristo

Queste le parole che Cristo Le rivolese: «Amo la Polonia in modo particolare e, se ubbidirà al Mio volere, l'innalzerò in potenza e santità. Da essa uscirà la scintilla che preparerà il mondo alla Mia ultima venuta». (26/V/1938)

alcuni rimproveri rivoltile da Gesù

Problemi interpretativi

1) Libero arbitrio negato?

Una volta (il 6.1.1937) Faustina chiese a Gesù che salvasse tutti gli agonizzanti di quel giorno, e riferisce che Gesù la esaudì:

«Dopo la santa Comunione guardai con fiducia il Signore e Gli dissi: “Desidero tanto dirTi una cosa”. Ed il Signore si rivolse verso di me con amore e disse: “E cosa desideri dirMi?”. “Gesù, Ti prego per l'inconcepibile potenza della Tua Misericordia, che tutte le anime che muoiono oggi evitino il fuoco dell'inferno, anche se sono i più grandi peccatori. Oggi è venerdì, che ricorda la Tua dolorosa agonia sulla croce; siccome la Tua Misericordia è inimmaginabile, gli angeli non si meraviglieranno per questo”.

E Gesù mi strinse ai Suo Cuore e disse: “Figlia amata, hai conosciuto bene l'abisso della Mia Misericordia. Farò come chiedi, ma unisciti continuamente al Mio Cuore agonizzante e soddisfa la Mia giustizia. Sappi che Mi hai chiesto una cosa grande, ma vedo che te l'ha suggerita il puro amore verso di Me; per questo esaudirò la tua richiesta”.

Un problema che qui potrebbe sorgere è come possa Cristo salvare qualcuno che, esercitando il suo libero arbitrio, non volesse essere salvato. Per la dottrina cattolica infatti (oltre che per una retta ragione) il libero arbitrio non può essere annullato, tanto meno dalla preghiera di un essere umano. E d'altra parte, se la salvezza di quegli esseri umani fosse invece dipesa non dal loro libero arbitro, ma dall'iniziativa di Dio, non sarebbe facile spiegare allora perché Dio avrebbe dovuto aspettare la preghiera di un essere umano, in quel caso suor Faustina, per salvarli. Dio è infatti Bontà e Misericordia infinite, e sarebbe molto difficile capire come Egli potesse mandare all'Inferno delle anime solo perché suor Faustina non aveva pregato per loro.

Il problema a cui queste domande rinviano è uno dei più difficili e spinosi della teologia: il rapporto tra prescienza/provvidenza di Dio e libertà di scelta della creatura.

Una possibile spiegazione sarebbe che il Salvatore si rivolge, in questo come in altri casi, usando un linguaggio, delle categorie, che risultino comprensibili alla persona a cui si rivolge. Senza che ciò significhi che tale linguaggio, tali categorie, debbano essere presi alla lettera. Un po' come nel caso dei testi sacri, soprattutto cioè dell'Antico Testamento, come ad esempio il racconto della creazione dell'uomo nella Genesiveterotestamentari. In questo caso le parole di Cristo potrebbero significare che la preghiera di intercessione è molto potente e che, data la la ontologica solidarietà che lega tutti gli esseri umani (membra di un unico Corpo), essa può giovare ad altri esseri umani. Senza tuttavia poterli costringere a volere il bene.

2) Ira di Dio?

In diversi passi del suo Diario suor Faustina, quando prende su di sé le sofferenze dovuti ai peccati di altri, dice di sentire su di sé l'ira di Dio:

«ho detto al Signore: “Gesù, oggi offro tutto per i peccatori; i colpi della Tua giustizia si abbattano su di me ed il mare della Misericordia investa i poveri peccatori”. Ed il Signore ascoltò la mia preghiera. Molte anime tornarono al Signore, mentre io agonizzavo sotto il peso della giustizia di Dio. Sentivo di essere il bersaglio dell'ira dell'Altissimo.» (9/II/1937)

E ancora nel 1938 (il 25/01) dice che solo le anime elette fermano l'ira di Dio, che lei teme si abbatterà sulla Polonia. Torna insomma il tema del castigo.

Inoltre riferisce che lo stesso Gesù le abbia detto:

«“Se tu non Mi legassi le mani, manderei molti castighi sulla terra. Figlia Mia, il tuo sguardo disarma la Mia ira. Anche se le tue labbra tacciono, gridi a Me così potentemente che tutto il cielo ne è scosso. Non posso sfuggire alla tua supplica, poiché tu non M'insegui lontano, ma nel tuo proprio cuore”» (26/V/1938).

Anche qui, come nel caso del libero arbitrio, è ipotizzabile che la Santa, avendo ricevuto certe categorie dalla sua educazione, ragionasse in base a quelle, e in base a quelle interpretasse la sua esperienza. Ed è altrettanto ipotizzabile che Gesù, rivolgendosi a lei, accondiscendesse a utilizzare appunto della categorie che la Santa potesse capire.

l'enormità dei peccati umani

Peraltro quanto si è appena sopra detto non toglie nulla alla sua realistica percezione della realtà effettiva, e tremenda, del male che l'uomo, ispirato dal Maligno, commette. E che non andrebbe minimizzato:

«In questi ultimi due giorni di carnevale ho conosciuto un enorme quantità di pene e di peccati. In un attimo il Signore mi ha fatto conoscere i peccati commessi nel mondo intero in questo giorno. Sono svenuta per lo spavento e, nonostante che io conosca l'abisso della Divina Misericordia, mi sono stupita che Iddio tenga in vita l'umanità. Ed il Signore mi ha fatto conoscere chi è che sostiene l'esistenza dell'umanità: sono le anime elette.» (9/II/1937)

Il fatto che ragionare in termini di “ira di Dio” sia legato a una certa spiritualità (contingente) non equivale affatto a minimizzare la portata, tremenda e spaventosa, del male. Rimane immutata tutta la drammaticità di esortazione come di quella di San Paolo: «fuggite il male con orrore» (Rm 12,9).

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